
Negli ultimi anni mi è capitato di incontrare sempre più spesso pazienti che, dopo aver attraversato un periodo difficile e intrapreso una terapia con antidepressivi SSRI, sono riusciti a ritrovare un equilibrio emotivo. Tuttavia, sia durante il trattamento, sia a distanza di tempo dalla sospensione del farmaco, scoprono che qualcosa è cambiato nella loro vita sessuale.
Ricordo, ad esempio, la storia di un giovane uomo che, dopo mesi di cura con SSRI per un episodio depressivo, era finalmente tornato a sorridere e a vivere con serenità. Ma poco dopo la sospensione del farmaco, si accorse che l’intimità continuava a non era più la stessa: il desiderio era quasi scomparso, le sensazioni genitali erano attenuate e l’orgasmo sembrava irraggiungibile. Se questi aspetti durante il trattamento erano tollerati dal fine di superare l’episodio depressivo, alla fine dello stesso il problema nella sessualità emergeva sensibilmente. Nonostante la stabilità emotiva conquistata, si trovava a fare i conti con un nuovo vuoto, difficile da spiegare e da condividere.
Non si tratta di un semplice calo temporaneo del desiderio, ma di una condizione persistente che può protrarsi per mesi o addirittura anni. Una situazione che sorprende e disorienta: ci si sente meglio dal punto di vista psicologico, ma al tempo stesso la sessualità appare spenta, lontana, irraggiungibile.
Questa condizione ha un nome: Post-SSRI Sexual Dysfunction (PSSD). È ancora poco conosciuta e spesso sottovalutata, ma per chi ne soffre può diventare profondamente destabilizzante, intaccando non solo la dimensione fisica, ma anche l’identità, l’autostima e la capacità di vivere pienamente le relazioni affettive.
Che cos’è la PSSD
La Post-SSRI Sexual Dysfunction (PSSD) non è un semplice effetto collaterale che scompare una volta interrotta la terapia con antidepressivi.
Si tratta invece di una condizione più persistente, che può protrarsi per mesi o addirittura anni, con un impatto significativo sulla qualità della vita.
I sintomi più frequenti includono:
- ipoestesia genitale, spesso descritta dai pazienti come una sorta di “anestesia”;
- riduzione del desiderio sessuale;
- difficoltà a raggiungere o mantenere l’eccitazione;
- disfunzione erettile o ridotta lubrificazione vaginale;
- orgasmi attenuati o assenti.
Accanto a questi aspetti “fisici”, molti pazienti riferiscono anche un’esperienza più sottile e difficile da spiegare: la sensazione di un distacco tra mente e corpo, come se il piacere e la connessione emotiva fossero diventati irraggiungibili.
Non è solo il funzionamento sessuale a cambiare, ma il modo stesso in cui si vive la propria intimità, con conseguenze che toccano l’identità, la relazione con l’altro e la fiducia in se stessi.
Cosa ci dicono gli studi recenti
Le acquisizioni scientifiche più aggiornate sono preziose per comprendere meglio la PSSD:
- Una review del 2022 ha delineato la plausibilità biologica della PSSD, indicando alterazioni nel recettore 5-HT1A, nella trasmissione dopaminergica e implicazioni neuroendocrine PubMed Oxford Academic.
- Un’analisi retrospettiva israeliana (2023) ha stimato un rischio di 1 paziente su 216 (0,46 %) di sviluppare PSSD dopo SSRI, con una prevalenza di circa 4,3 casi su 100.000 uomini di età 21–49 anni PubMed BioMed Central.
- Un’indagine su giovani LGBTQ+ (15–29 anni) ha rilevato un caso di ipoestesia genitale persistente nel 13,2 % di chi aveva utilizzato SSRI, contro lo 0,9 % in chi aveva assunto altri farmaci PubMed.
Questi dati suggeriscono che, pur essendo ritenuta rara, la PSSD potrebbe essere più comune di quanto si creda, soprattutto a causa della sottosegnalazione.
Diagnosi e gestione
Inquadramento diagnostico.
Ad oggi non esistono biomarcatori o test strumentali validati per la PSSD.
La diagnosi resta clinica e si fonda su:
- ricostruzione accurata del nesso temporale tra assunzione/sospensione di SSRI (o altri serotonergici) e l’esordio dei sintomi;
- persistenza dei disturbi sessuali ben oltre l’eliminazione del farmaco;
- esclusione sistematica di cause alternative (endocrine, neurologiche, urologiche/ginecologiche, relazionali, uso di altre sostanze/farmaci). Le review più recenti ribadiscono la natura “diagnosi di esclusione” e la scarsità di criteri standardizzati. PubMed
Caratteristiche cliniche chiave.
I sintomi più informativi restano ipoestesia/“anestesia” genitale, orgasmo attenuato o anedonico, perdita del desiderio ed eventuale disfunzione erettile o ridotta lubrificazione persistenti dopo lo stop del farmaco. Diversi lavori sottolineano anche appiattimento affettivo e difficoltà a provare piacere in generale.
Counselling e consenso informato.
Data l’incertezza epidemiologica (stima prudenziale ~1/216 nei maschi senza comorbidità in uno studio retrospettivo), è cruciale informare in modo equilibrato e monitorare proattivamente la funzione sessuale durante e dopo la terapia. Questo riduce la sottosegnalazione e accelera l’identificazione dei casi persistenti. PubMed
Gestione: che cosa possiamo proporre oggi
Non esiste, al momento, un protocollo universalmente efficace; gli interventi si costruiscono “su misura”, con rivalutazioni periodiche degli esiti.
1) Misure di base e supporto non farmacologico PubMed
- Educazione e validazione dei sintomi, definendo obiettivi realistici e tempi di osservazione (“watchful waiting” informato) quando appropriato.
- Psicoterapia e sessuologia clinica (individuale/di coppia) per lavorare su impatto identitario, evitamento, dinamiche di coppia e ristrutturazione dell’intimità; tecniche di mindfulness e body-awareness per favorire la ri-sintonizzazione sensoriale. Le review recenti le considerano pilastri trasversali, pur in assenza di RCT specifici.
- Stile di vita (attività fisica, sonno, riduzione sostanze) come co-interventi a basso rischio che possono modulare desiderio, arousal e benessere globale.
2) Opzioni farmacologiche (uso off-label, selezione caso-per-caso)
- Potenziali dopaminergici (es. bupropione, amantadina): riportati in case report/serie come strategie per desiderio e anedonia orgasmica; prove ancora aneddotiche. PubMed
- PDE-5 inibitori (sildenafil/tadalafil): utili per la componente vasculogenica (erezione/lubrificazione), non risolutivi per ipoestesia o orgasmo “piatto”. PubMed
- Modulazioni ormonali (p.es. testosterone/clomifene/DHEA) solo in presenza di deficit documentati, con monitoraggio stretto rischio-beneficio. Evidenza limitata a casistiche. PubMed
- Agenti serotonergici indiretti/5-HT1A-correlati (es. buspirone) sono stati tentati per controbilanciare l’iper-tono serotoninergico ipotizzato; risultati eterogenei. PubMed
3) Neurostimolazione e approcci sperimentali
- rTMS e tDCS: piccoli studi e razionali neurobiologici suggeriscono un potenziale di rimodulazione dei circuiti dopamino-serotoninergici implicati in desiderio/piacere; la qualità delle evidenze è preliminare e non consente raccomandazioni standard. PubMed
4) Quando i sintomi compaiono durante il trattamento (non PSSD “pura”)
Per completezza clinica: nelle disfunzioni in corso di terapia (non persistenti post-sospensione) la letteratura 2023 riporta utilità di strategie come switch a farmaci a minor impatto sessuale, aggiunta di bupropione, gestione di drug-holiday selettivi o co-interventi (es. probiotici in uno studio su donne in SSRI). Queste opzioni non si sovrappongono automaticamente alla PSSD, ma sono rilevanti nella prevenzione/mitigazione. PubMed
Conclusioni
La PSSD è una condizione documentata e potenzialmente persistente, che può segnare profondamente la vita di chi ne soffre. Non significa mettere in discussione il valore degli SSRI, farmaci che, in moltissimi casi, hanno letteralmente salvato vite, ma ricordare che accanto ai benefici esistono anche possibili effetti a lungo termine che meritano attenzione.
Come medici, il nostro compito non è solo prescrivere un farmaco, ma:
- garantire un consenso informato completo, che includa anche il tema della sessualità;
- monitorare regolarmente la funzione sessuale durante il trattamento;
- ascoltare senza pregiudizi chi porta queste difficoltà, riconoscendo la loro sofferenza come reale e legittima;
- promuovere la ricerca clinica per costruire strade terapeutiche più efficaci.
Parlare di PSSD significa rompere un tabù, restituire dignità a chi ne soffre e aprire la strada a una medicina più consapevole, che non lasci indietro nessuno.
Perché, in fondo, il silenzio è ciò che pesa di più.

Bibliografia (PubMed-style)
- Peleg LC, Rabinovitch D, Lavie Y, Rabbie DM, Horowitz I, et al. Post-SSRI Sexual Dysfunction (PSSD): Biological Plausibility, Symptoms, Diagnosis, and Presumed Risk Factors. Sex Med Rev. 2022;10(1):91–98. PubMedOxford Academic
- Ben-Sheetrit J, Hermon Y, Birkenfeld S, Gutman Y, Csoka AB, Toren P et al. Estimating the risk of irreversible post-SSRI sexual dysfunction (PSSD) due to serotonergic antidepressants. Ann Gen Psychiatry. 2023;22:15. BioMed CentralPubMed
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- Selective serotonin reuptake inhibitors, post-treatment sexual dysfunction and persistent genital… Systematic review. 2023. Wiley Online LibraryPubMed
- Wikipedia: Selective serotonin reuptake inhibitor (section on PSSD prevalence and epidemiology). 2024. Wikipedia
- Persistent post-treatment genital hypoesthesia (PPTGH) in youth. Cross-sectional survey. 2024. PubMed
- Reisman Y, et al. Post-Selective Serotonin Reuptake Inhibitor Sexual Dysfunctions (PSSD): Clinical Experience with a Multimodal Approach. J Men’s Health. 2022. PSSD Network
- Post-Selective Serotonin Reuptake Inhibitors sexual dysfunctions: treatment procedure. Case study. 2022. jomh.org
Grazie Doc per questo articolo. Purtroppo ne soffro. Sono contento che medici presenti sui social, come lei e Rosso, parlano di questo problema, ignorato per troppo tempo dalla psichiatria organicista…
Grazie Gaetano, commenti come il tuo motivano a continuare il lavoro di divulgazione.